16 marzo 2020

Al Presidente del Consiglio dei Ministri
Giuseppe Conte
E ai Ministri
All’Economia e Finanze
Roberto Gualtieri
Allo Sviluppo Economico
Stefano Putuanelli
Alle Politiche agricole alimentari e forestali e del Turismo
Teresa Bellanova
Al Lavoro e Politiche Sociali
Nunzia Catalfo

Illustrissimo Presidente,
Egregi Ministri.
In qualità di rappresentante dei fioristi italiani, ho il dovere e l’urgenza di segnalare alle massime autorità del Governo la situazione catastrofica in cui si sono trovate le aziende di vendita
al dettaglio di fiori e piante in seguito alle misure di cui al Decreto del Presidente del Consiglio dell’11 marzo c.a. Un Decreto che tutti i fioristi italiani hanno condiviso e rispettato, chiudendo
immediatamente i loro negozi per tutelare, tutti insieme, un bene molto più grande degli interessi particolari: la salute pubblica.
Purtroppo però, rispettandolo, le nostre piccole aziende corrono inevitabilmente un grave rischio di fallimento: i nostri sono prodotti altamente deperibili, che noi fioristi siamo stati
costretti a gettare ed a smettere di comprare, con danno non solo nostro, ma di tutta la filiera floricola italiana. Viceversa, la grande distribuzione, in tutte le città italiane, non si fa scrupoli, ancora oggi, di vendere i nostri prodotti, cioè fiori e piante, che di certo non sono articoli di prima necessità. Molti supermercati, infatti, continuano a vendere prodotti floricoli prevalentemente di provenienza non italiana.
Non è questa, credetemi, una semplice lamentela: è un grido disperato d’aiuto rivolto allo Stato!
La situazione dei fioristi italiani, prima del Covid19, era già critica in quanto probabilmente la meno tutelata del paese, messa alle corde dall’abusivismo dilagante in tutte le
strade, da innumerevoli forme di concorrenza sleale, da una morsa fiscale a dir poco punitiva e da una grande distribuzione che, anche prima dell’epidemia, rappresentava un concorrente con il quale risultava impossibile competere ad armi pari.
Non si tratta solo di decimare o far scomparire del tutto una categoria del commercio, si tratta di far fallire decine di migliaia di piccole aziende in massima parte a conduzione familiare.
Aziende che hanno investito nell’arte e nel commercio del fiore non solo in termini economici ma anche umani, formativi e professionali, contribuendo al commercio ed alla valorizzazione del prodotto floricolo italiano, che rappresenta una voce importante del nostro P.I.L.
Ora abbiamo chiuso drasticamente tutte le nostre attività e lo abbiamo fatto di buon grado, lo ripeto, per un interesse superiore. Ma dopo – quando si dovrà riaprire – molti di noi, moltissimi,
non saranno in grado di farlo se non adeguatamente sostenuti dallo Stato.
Con forza perciò chiediamo, sin da subito, un intervento concreto volto sia a proteggere la nostra categoria da forme di concorrenza sleale sia a sostenere economicamente l’intera categoria
dei fioristi italiani, in virtù dell’impegno che il Governo ha più volte esplicitamente preso di non far perdere nessun posto di lavoro per causa dell’epidemia in corso.

Rosario Alfino
Presidente Federfiori-Confcommercio Imprese per l’Italia