by Marco Migliari 

Il cambiamento climatico, con picchi di calore mai visti in precedenza, diventa un problema anche per la vegetazione, che, al contrario degli umani, smette di “sudare”.

Quando avviene un’ondata di caldo particolarmente forte, le piante per sopravvivere smettono di rilasciare vapore acqueo, un meccanismo di difesa per evitare che si secchino, proprio quando le persone hanno più bisogno di avere un ambiente fresco. Durante la fotosintesi, le piante emettono vapore acqueo (insieme all’ossigeno), raffreddando l’aria circostante. Grazie all’evapotraspirazione le aree rurali possono essere più fresche rispetto alle città adiacenti, di conseguenza, gli scienziati stanno incoraggiando gli urbanisti a distribuire più spazi verdi per attenuare l’effetto dell’isola di calore urbana. Gran parte del raffreddamento attribuito ai prati proviene in realtà dal suolo stesso, poiché l’erba è una pianta così bassa che il sole colpisce direttamente il terreno sottostante, facendo evaporare l’acqua che è impregnata al suo interno. 

La tendenza dei prati a divenire secchi, crea particolari problemi negli Stati Uniti, in quanto, nel processo di urbanizzazione costituito da casette unifamiliari con giardino, i prati hanno sostituito le specie autoctone con grande utilizzo di acqua per l’irrigazione a pioggia: si calcola che fino al 75% dell’acqua di una famiglia americana viene spruzzata in giardino. 

Gli Stari Uniti sono nella morsa della peggiore siccità degli ultimi secoli e i prati sono diventati un problema rilevante, particolarmente nelle aree sudoccidentali. Così le amministrazioni pubbliche hanno cominciato a dare un contributo economico ai proprietari di case per eliminare l’erba. Nel 2014, il Metropolitan Water District of Southern California ha stanziato 350 milioni di dollari per convincere i residenti a rimuovere 15 milioni di metri quadrati di tappeto erboso. Las Vegas ha fatto un ulteriore passo avanti, imponendo che l’erba venga rimossa e sostituita con paesaggi desertici meno assetati entro il 2027. 

Mixare le esigenze idriche 

Eliminare i prati potrebbe effettivamente creare un po’ più di calore. A questo proposito è interessante uno studio su piccola scala pubblicato sulla rivista Hydrology. in cui gli scienziati hanno monitorato tre siti con diversi tipi di paesaggio, in una calda giornata estiva nel campus dell’Arizona State University. A un’estremità hanno realizzato una lussureggiante ambientazione con molti tappeti erbosi, alberi e altre specie vegetali ad alta necessità d’acqua. Dall’altro lato, c’era una versione “xerica” (dal greco “secco”) con specie del deserto, che forniscono bei fiori agli impollinatori e rami agli uccelli. Queste piante del deserto hanno bisogno di meno acqua e possono anche essere idratate con un’irrigazione a goccia, invece che irrorate come un prato. A separare queste estremità c’era un terreno, definito “oasi”, che mescolava specie con esigenze idriche differenziate. 

I ricercatori hanno verificato come la piantagione lussureggiante sia la più rigogliosa, grazie all’evapotraspirazione di tutte le sue piante che però richiedono molta acqua. La temperatura dell’aria dell’appezzamento xerico era in media di pochissimo più calda rispetto agli altri due, ma richiedeva anche meno acqua, perché le sue specie autoctone si sono adattate al clima arido del deserto. Nel complesso, l’oasi costituisce una via di mezzo, fornendo temperature più fresche rispetto allo xerico e utilizzando meno acqua rispetto al tappeto erboso. Quindi, il paesaggio ideale potrebbe essere costituito in parte da erba mista a vegetazione autoctona, che non fornisce il grande risparmio idrico e l’incremento di biodiversità di un paesaggio xerico naturale, ma almeno contribuisce al controllo delle temperature.

Ovviamente, questo studio è stato a breve termine e si è svolto in una localizzazione circoscritta, e dovrebbe essere invece verificato in differenti contesti, fattore che complica lo studio della relazione tra il calore atmosferico e la vegetazione. Comunque un dato emerge con chiarezza: i prati sono un modo inefficiente per rinfrescare uno spazio, rispetto alla piantagione di un gruppo eterogeneo di piante autoctone, che sono esteticamente più gradevoli, meno bisognose di acqua e più favorevoli alla biodiversità. 

pertanto, ciò di cui si sente il bisogno non sono i prati noiosi, ma una maggiore creatività paesaggistica.

Saher, R.; Middel, A.; Stephen, H.; Ahmad, S. Assessing the Microclimate Effects and Irrigation Water Requirements of Mesic, Oasis, and Xeric Landscapes. Hydrology 2022, 9, 104, https://doi.org/10.3390/hydrology9060104

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